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VIOLENZA

Lorenzo Bravo

28 nov 2025

Educazione = Emancipazione

Lo scorso martedì 25 novembre ricorreva la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.


Tra le varie forme di violenza, ricade anche quella economica, una forma di abuso in cui si tende a privare la vittima della propria indipendenza economica o della partecipazione alla gestione delle finanze, per esercitare potere e controllo all'interno di una relazione.

Secondo l’agenzia europea EIGE (European Institute for Gender Equality), questa forma di violenza comprende gli “atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una persona in termini di utilizzo e distribuzione di denaro, nonché la minaccia costante di negarle risorse economiche”.

L'uguaglianza tra uomini e donne è sancita dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite ed, in Italia, dall'art. 3 della Costituzione
Quanto alla normativa internazionale, lo strumento giuridicamente più importante e completo a tutela delle donne contro qualsiasi tipo di violenza è la Convenzione di Istanbul (in vigore dal 1° Agosto 2014), che all'art.3 affronta il tema della violenza economica.

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La violenza economica affonda le sue radici nelle diseguaglianze di genere (Lo scorso 15 novembre si è celebrato lo European pay day, un'occasione per riflettere sul “gender pay gap”, che in Europa è mediamente del 12,7%) ed in norme sociali e culturali (solo il 59% degli italiani la considera “molto grave”), per manifestarsi attraverso controllo, sfruttamento e sabotaggio economici.

“Una donna indipendente dal punto di vista economico ha meno probabilità di subire violenza fisica e psicologica” - Dora Iacobelli

 

All’interno della violenza economica rientra la dipendenza finanziaria, in particolare nelle situazioni in cui una persona non ha accesso a risorse economiche proprie, il che la può rendere più vulnerabile (Secondo il rapporto annuale dell’associazione Donne in rete, tra le donne che vi si rivolgono, una su tre è a reddito zero e meno del 40% può contare su un reddito sicuro).

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“La mancanza di una occupazione stabile e di qualità, unita alle disparità salariali, rende più frequente tra le donne la condizione di povertà” - Liliana Ocmin 

Un dato su cui vale la pena riflettere: in Italia il 37% delle donne non ha un conto corrente!
Questo è da imputarsi anche alla mancanza di educazione finanziaria (con evidenti differenze di genere in Italia), da cui deriva scarsa consapevolezza rispetto diritti ed opportunità.


La violenza economica rappresenta evidentemente un abuso meno visibile rispetto ad altri, e misurarla può essere complesso. Tuttavia, esistono strumenti e metodi: uno di questi è la SEA-12 (Scale of Economic Abuse).

Se ne parla ancora troppo poco, anche se si tratta di un fenomeno particolarmente diffuso: in base ai dati recenti, infatti, Italia colpisce oltre 1 donna su 4 (26,4%). Un dato che tuttavia potrebbe non essere corretto, sia perché le donne si rivolgono -comunque difficilmente- ai centri antiviolenza solo in caso di maltrattamento fisico, sia perché manca una vera presa di coscienza rispetto la reale portata di questo problema.

Secondo i dati rilevati da ISTAT, in Italia nel 2023 oltre 61 mila donne si sono rivolte ad un centro antiviolenza.

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La forma più frequente di abuso è quella psicologica ed 1 donna su 3 subisce violenza economica.


Stando al report “Ciò che è tuo è mio” realizzato da WeWorld assieme ad Ipsos, il 49% delle donne intervistate nel 2023 dichiara di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita.

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La parola d’ordine è quindi consapevolezza: acquisire le competenze di base necessarie a gestire i propri soldi attraverso una adeguata alfabetizzazione finanziaria. rappresenta infatti il primo fondamentale passo verso l’emancipazione economica, personale e sociale.

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