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Lorenzo Bravo
22 ago 2025
"Tutto ciò che sentiamo è solo un'opinione, non un fatto. Ciò che vediamo è una prospettiva, non la realtà" - Marco Aurelio
Lo psicologo Daniel Kahneman (Nobel per l’economia 2002) ha dimostrato attraverso i suoi studi che gli individui non affrontano le loro scelte in ambito economico e finanziario in maniera razionale, ma il più delle volte guidati dal proprio istinto e da “distorsioni cognitive”.
Senza che ce ne accorgiamo, sentimenti ed emozioni, come la fretta, l’ansia, la paura, l’euforia, ci portano ad agire in modo avventato ed irrazionale.
Ecco perché, oltre al rischio sostenibile, al rendimento atteso ed al corretto orizzonte temporale, la gestione delle proprie emozioni è un aspetto assolutamente importante da considerare, che può fare la differenza tra un guadagno ed una perdita.
“Gli investimenti non sono un gioco in cui il tipo con un QI di 160 batte quello con 130. La dimensione del cervello è meno importante rispetto alla capacità di tenere il cervello lontano dalle emozioni.” - Warren Buffett
Con il termine “bias” si definiscono tutti quei giudizi che non si fondano sull’evidenza e su dati concreti ma sulle informazioni in possesso, che portano ad errori di valutazione e generano percezioni distorte ed opinioni incoerenti.
"Tutto ciò che sentiamo è solo un'opinione, non un fatto. Ciò che vediamo è una prospettiva, non la realtà" - Marco Aurelio
La cosiddetta “FinanzaComportamentale” ha reso evidenti i limiti ed i condizionamenti cui gli investitori sono soggetti nelle loro scelte di investimento, che ne compromettono le valutazioni in maniera costante e sistematica. Come, ad esempio:
Overconfidence: eccessiva fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità, un peccato d’arroganza che porta a pericolosi errori di valutazione come l’iper-ottimismo (sovrastimare la probabilità di esiti favorevoli), e l’illusione del controllo di situazioni e fenomeni che in realtà non si possono dominare.
Bias di conferma: spesso tendiamo ad attribuire maggiore credibilità alle informazioni che confermano le nostre ipotesi, scartando quelle che contraddicono il nostro pensiero, alimentando così i nostri preconcetti, senza riuscire a capire quando è necessario cambiare opinione o comportamento, finendo col commettere errori anche gravi.
Effetto gregge: quando il pensiero (anche irrazionale) del gruppo condiziona il comportamento dei singoli, che si sentono rassicurati nelle loro scelte di investimento, facendo come gli altri. Senza approfondire o verificare.
Avversione alle perdite: è dimostrato che il dolore di una perdita pesa più di 2 volte della soddisfazione che deriva da un guadagno della stessa entità.
La paura di questo dolore (tra l’altro non necessariamente vissuto) spesso paralizza l’investitore, che, senza sapere come comportarsi, abbandona i propri risparmi sul conto corrente. Per la cosiddetta “miopia finanziaria”, ovvero l’incapacità di rivolgersi ad un orizzonte temporale più lungo, coerente con i propri obiettivi di vita, definendo scelte più efficienti, capaci di cogliere le migliori opportunità.
In conclusione, la gestione del denaro è un argomento che inevitabilmente genera in noi delle emozioni, che spesso finiscono col portarci fuori strada: farsi affiancare da un professionista può aiutare ad acquisire la consapevolezza che serve per definire e rispettare i giusti comportamenti, necessari per raggiungere i propri obiettivi di vita.
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