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La CRISI del 1929

Lorenzo Bravo

24 ott 2025

Curiosità

Oggi, 24 ottobre, ricorre l’anniversario di una giornata che ha segnato la storia, il "giovedì nero" di Wall Street, che diede il via al peggior crollo dei mercati della storia: da qui ebbe origine la crisi del 1929, un fenomeno recessivo su scala mondiale, che ebbe devastanti ripercussioni sociali e politiche.

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Gli Stati Uniti erano usciti dalla Grande Guerra rafforzati e, essendo i maggiori creditori dei paesi europei, durante i “ruggenti” anni ‘20, si trovarono a recuperare progressivamente il denaro prestato, attraversando così un forte periodo di crescita economica.

Presto si cominciò ad investire in Borsa buona parte dei profitti industriali e l’indice di New York in sette anni passò dai 63 punti ai 381,17 punti (3 settembre 1929), scatenando una forte speculazione tra gli investitori.

La convinzione che la borsa garantisse a tutti la possibilità di arricchirsi facilmente e velocemente generò euforia ed un cieco ottimismo spingeva all’acquisto.


Ma come accade in tutte le bolle speculative, il mercato prima o poi si riporta in equilibrio: quando la crescita divenne insostenibile, i prezzi cominciarono a scendere e il mercato fu pervaso dal panico. Gli investitori che prima, per euforia e avidità, sostenevano la crescita dei prezzi alimentando la domanda, ora correvano a vendere in preda al panico, determinando il calo delle quotazioni e rendendo reali le loro paure.

“Tutti i titoli di borsa crollarono: gli operatori economici non poterono restituire i prestiti, centinaia di migliaia di risparmiatori furono ridotti in rovina” (Il novecento: dall’età giolittiana ai nostri giorni, Desideri, Themelly - 1997).

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A nulla valsero i tentativi di arginare le vendite incontrollate da parte di banche ed autorità monetarie e sul finire del mese di ottobre si susseguirono una serie di giornate negative.

Il 24 ottobre 1929 vennero vendute più di 13 milioni di azioni ed il mercato registrò un calo del 13%.

Il 29 ottobre del 1929, con circa 16 milioni di azioni vendute, vi fu una ulteriore flessione del 12%.

 

Il grande economista statunitense John K. Galbraith descrisse così la crisi:
“La caratteristica peculiare del grande disastro del 1929 era che il peggio continuava a peggiorare” (Il grande crollo - 2009)

 

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I risparmiatori, intimoriti dalle ripercussioni sui propri depositi, diedero il via ad una vera e propria "corsa agli sportelli": la Bank of the United States -un colosso del tempo- fu una delle prime banche (oltre 10.000!) a fallire.

 

Il Dow Jones subì una flessione del 40% in un mese ed il panico si diffuse a macchia d'olio, inquinando ed avvelenando l’economia mondiale: il tracollo economico e finanziario americano si diffuse rapidamente, dando il via ad una recessione che durò un decennio e condusse verso il secondo conflitto mondiale.

 

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Negli USA, la Grande Depressione mise in ginocchio centinaia di migliaia di americani: tra il 1929 e il 1933 il commercio internazionale si ridusse di oltre due terzi, determinando il fallimento di numerose aziende, una severa contrazione dei redditi e l'aumento vertiginoso della disoccupazione (oltre il 25% della popolazione attiva – circa 12 milioni di persone!).

 

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Le politiche liberiste del presidente americano Hoover si rivelarono fallimentari e per uscire dalla spirale negativa ci vollero altri 4 anni ed un nuovo presidente, Franklin Delano Roosevelt, col suo “New Deal” ispirato alle teorie dell’economista Keynes… e lo sviluppo della produzione bellica in vista della Seconda guerra mondiale.


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