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ARISTOTELE

Lorenzo Bravo

19 set 2025

Nel IV secolo a.C., il filosofo Aristotele si interrogava riguardo l’oikonomia e la ricchezza, che definiva
“l’insieme degli strumenti che hanno a disposizione la famiglia e la città” e sosteneva che questa dovesse avere un limite poiché l’ossessione per l’accumulo di denaro “stravolge il senso del vivere, perché si usa la vita per produrre il danaro e non il danaro per vivere”.

 

Secondo il suo pensiero, l'uomo è un “animale razionale”, ovvero che esercita la ragione.
E questo assunto sta alla base della teoria finanziaria classica, che si fonda proprio sull'ipotesi che gli investitori siano perfettamente razionali e capaci di prendere sempre le migliori decisioni.

 

Il termine “razionale” può anche intendersi come l’opposto di emozionale ed istintivo. Una distinzione che, però, non ha molto senso, dal momento che siamo costantemente influenzati dall’una e dall’altra parte.

Pertanto, è il caso di prendere con le pinze l’affermazione di Aristotele. Del resto, la storia e moltissime ricerche empiriche, hanno ampiamente dimostrato che l'uomo non è mai rigorosamente razionale ma spesso agisce secondo il proprio intuito ed è soggetto ad emozioni, paure e pregiudizi cognitivi, che ne condizionano le scelte, portando ad errori sistematici, alcuni dei quali possono avere gravi ripercussioni.


Già dopo la Grande Depressione del 1929, l’economista John Maynard Keynes metteva in guardia dalla teoria classica, sostenendo che le naturali tendenze psicologiche dell’uomo ne influenzano le azioni.
Così, in contrapposizione alla teoria classica, ha preso origine la finanza comportamentale, che indaga comportamenti sbagliati e dannosi, identificando i principali ostacoli psicologici che si frappongono tra noi ed il conseguimento dei nostri obiettivi di vita.

Nel 1979, con la pubblicazione della loro Teoria del prospetto, gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky, padri della finanza comportamentale, hanno dimostrato come le emozioni che scaturiscono dall’andamento dei mercati finanziari influenzano i nostri atteggiamenti in ambito finanziario e come, a sua volta, l’insieme di queste azioni influenzi il mercato stesso.

 

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Nel libro Spiriti animali: Come la natura umana può salvare l’economia (Rizzoli 2009), gli autori -Akerlof e Shiller- sostengono che non potremo mai comprendere gli eventi economici se non ci rendiamo conto che le loro cause sono in gran parte di natura mentale.

 

“Nessun effetto è in natura sanza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna sperienza” - Leonardo
 
In conclusione, la finanza comportamentale risulta strumento indispensabile per affrontare la gestione del risparmio e degli investimenti con la consapevolezza che serve per definire e mantenere nel tempo, con costanza e disciplina, i giusti comportamenti.

 

“Siamo ciò che facciamo costantemente. L’eccellenza non è un atto, è una abitudine” - Aristotele

 

Del resto se investire “non è facile” è proprio per questo, perché è molto facile cadere in errore per reazioni avventate, emotive ed istintive.


Fondamentale, in tal senso, oltre ad una buona educazione finanziaria, avere al proprio fianco un consulente esperto ed affidabile.

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